Il patto sporco e il silenzio

"Ora sappiamo, contro l’opinione di molti “negazionisti”, che la Trattativa non solo ci fu, ma non evitò altro sangue. Lo provocò."
Nino Di Matteo

Dalla nuova introduzione di Saverio Lodato

Il 23 settembre 2021 a Palermo la Corte d’assise d’appello assolve i quattro uomini dello Stato condannati in primo grado per la Trattativa.

Nelle motivazioni della sentenza, depositate il 6 agosto 2022, si legge che essi cercavano «un possibile dialogo finalizzato alla cessazione delle stragi». Eppure la strage di via D’Amelio fu messa a segno proprio mentre era in piedi la Trattativa.

Secondo la sentenza, dunque, dei Carabinieri in solitudine aprirono un canale che avrebbe provocato altre stragi.

Cosa pensavamo noi, prima di questa sentenza? Che, da che mondo è mondo, lo Stato dovrebbe combattere la mafia, non scendere a patti per rabbonirla.

Il libro

Dopo l’ultima sentenza del processo sulla Trattativa Stato-mafia è calato il silenzio su una delle vicende più drammatiche e clamo­rose della storia repubblicana. E non pochi sono stati quelli che hanno violentemente attaccato i magistrati che avevano istruito il procedimento, tra i quali Nino Di Matteo, autore di questo libro, ora riproposto in una nuova edizione aggiornata, che intende illu­minare la verità giudiziaria ma anche quella storica di un fatto ormai acclarato, come è scritto distintamente nelle motivazioni della sentenza d’appello.

Il patto sporco e il silenzio rappresenta la let­tura più completa di una vicenda che molti vorrebbero fosse rimossa dalla cronaca e dal­la storia del nostro paese. Ma non sarà così. Gli attentati a Lima, Falcone, Borsellino, le bombe a Milano, Firenze, Roma, lo Stato in ginocchio, i suoi uomini migliori sacrifica­ti. Eppure in quello stesso momento, men­tre scorreva il sangue delle stragi, c’era chi, in nome dello Stato, dialogava e interagiva con il nemico.

“Fu proprio dopo la senten­za d’appello che, insieme a Nino Di Matteo, avvertimmo la necessità di un’altra edizione di questo libro. Per tante ragioni. Gli imputati, prima condannati, erano stati assol­ti. Non si poteva far finta di niente. I lettori avevano il diritto di conoscere il prosieguo della storia.”
Saverio Lodato
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