Vasilij Grossman (1905-1964) è stato uno scrittore russo tra i più importanti del ventesimo secolo. La sua bibliografia, ricca e complessa, si distingue per la sua profonda analisi della natura umana, la sua capacità di raccontare eventi storici con crudo realismo e la sua sperimentazione; il tutto attraverso una miscela di diverse tecniche e stili letterari.
“Il popolo è immortale” di Vasilij Grossman, pubblicato postumo nel 1983, ed edito attualmente dalla casa editrice Adelphi, è un’opera monumentale che narra la resistenza del popolo sovietico contro l’invasione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Attraverso le vicende di un gruppo di soldati e civili, Grossman fa sprofondare il lettore nell’orrore vivido e crudele della guerra, mostrando, al contempo, la forza d’animo e la tenacia di chi lotta per la propria sopravvivenza e per la libertà.
L’opera di Grossman non è soltanto un romanzo di guerra, ma una vera e propria epopea corale che dà voce ad una moltitudine di figure indimenticabili: soldati, civili, donne, bambini, ebrei, partigiani. Ogni personaggio ha la propria storia da raccontare, il proprio punto di vista col quale osserva la guerra e pensa e concepisce l’esistenza nel suo significato più abissale. Lo scrittore sovietico osserva il fenomeno bellico da diverse prospettive, facendo emergere in tutta la loro vividezza: le sofferenze, le paure e le speranze di tutti coloro che sono stati coinvolti nella più grande tragedia che l’umanità abbia mai dovuto affrontare.
Grossman, come da suo stile letterario, non risparmia i dettagli crudi e violenti. Descrive le battaglie sanguinose, le torture subite dai civili, le violenze e le deportazioni ai danni delle minoranze etniche. Ma allo stesso tempo, riesce anche, in mezzo ad un orrore inimmaginabile, a far fiorire la bellezza della vita, la forza inestinguibile dell’amore e il valore dell’amicizia autentica. Un accorato canto di speranza che le persone dell’epoca rivolgevano ad un futuro incerto e misterioso.
“Il popolo è immortale” è un vero e proprio inno alla resistenza contro la disumanità. Un ritratto dai colori vividi di come il popolo sovietico, nonostante le enormi sofferenze e difficoltà, non si sia mai arreso e abbia continuato a lottare per la propria libertà. Il romanzo è, in definitiva, un manifesto, un messaggio di speranza e di fiducia, nemmeno troppo velato, nei confronti dell’umanità.
Grossman riesce, grazie alle sue doti da narratore straordinario, a creare personaggi memorabili e a raccontare una storia avvincente e commovente. Lo stile di Grossman è caratterizzato da una scrittura densa e complessa, ricca di metafore e simboli. Egli utilizza diverse tecniche narrative, come il monologo interiore, il flusso di coscienza e la narrazione in terza persona, per creare un’esperienza di lettura coinvolgente e ricca di spunti di riflessione.
L’autore sovietico riesce a rendere ogni riga del romanzo una lama affilatissima che si conficca e taglia a fondo nella carne. Il romanzo, oltre ad essere una gigantesca opera letteraria, è una testimonianza preziosa della Seconda Guerra Mondiale e un’opera che invita continuamente a riflettere sui valori imprescindibili, come quelli della libertà, della giustizia e della solidarietà.
In conclusione, “Il popolo è immortale” è da considerarsi tra i più importanti romanzi mai scritti sul secondo conflitto mondiale. Un’opera immortale, che, viste le drammatiche vicende internazionali degli ultimi anni, è tornata purtroppo di tremenda attualità.

Titolo: Il popolo è immortale
Autore: Vasilij Grossman
Traduttrice: Claudia Zonghetti
Curatori: Robert Chandler, Julija Volochova
Editore: Adelphi
Collana: Biblioteca Adelphi
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 21 maggio 2024
Pagine: 285 p., Brossura
Vasilij Semënovic Grossman è stato un giornalista e scrittore sovietico di origine ebraica.
Diventò ingegnere e dopo essere cresciuto a Ginevra e aver studiato a Kiev, all’epoca dei piani quinquennali credette talmente nella costruzione dell’ “uomo nuovo” da abbandonare i cantieri minerari del Donbuss, dove lavorava, per mettersi a raccontare l’epopea dell’Unione Sovietica.
Fu corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito “Stella rossa” e seguì il fronte fino alla Germania.
In quel periodo cominciò a comporre una grande opera sulla guerra, incentrata sulla Battaglia di Stalingrado, e diede alle stampe “Il popolo è immortale” (1943), esaltazione dei sacrifici sofferti dai popoli dell’Unione Sovietica durante l’invasione tedesca del 1941.
Tra il 1944 e il 1945 lavorò a un’opera che documentava i crimini di guerra nazisti nei territori sovietici contro gli ebrei (“Il libro nero”).
Grossman, ebreo sovietico, scrittore e giornalista, conobbe perciò direttamente le devastazioni della seconda guerra mondiale, la lotta contro i nazisti, la sconfitta di Hitler quindi l’ascesa di Stalin.
Dopo aver assistito alla campagna antisemita (fra il 1949 e il 1953) si trovò in dissidio con il regime e cadde in disgrazia.
Così la stesura finale della sua grande opera, Vita e Destino, venne sequestrata e non avrebbe mai visto la luce se qualcuno non avesse conservato e fatto pervenire clandestinamente una o due copie a Losanna, dove fu stampato nel 1980.