Il Robot Selvaggio – Un gioiello imperdibile

“Il Robot Selvaggio” è un film d’animazione scritto e diretto da Chris Sanders, basato sul primo dei tre libri illustrati di Peter Brown dedicati a Rozzum 7134, con le voci originali di Pedro Pascal, Stephanie Hsu, Lupita Nyong’o, Mark Hamill e Catherine O’Hara.

Il progresso tecnologico, con lo sviluppo della controversa Intelligenza Artificiale e l’utilizzo sempre più massiccio dei robot al posto dei lavoratori umani, sta creando ansie, preoccupazioni e dubbi sul tipo di futuro che attende l’umanità intera. Il cinema ha anticipato alcune di queste angoscianti, e al tempo stesso affascinati, problematiche con celebri film e saghe. Tra tutte il grandissimo capolavoro di Ridley Scott: Blade Runner e la saga cult di James Cameron: Terminator. Eppure, ancora oggi, sorge spontanea una domanda: ma davvero i robot rappresentano un rischio per il futuro dell’umanità?

Non ho letto i libri illustrati di Peter Brown, dai quali è stato tratto questo film d’animazione, ma l’adattamento cinematografico di Chris Sanders ribalta e rifiuta la visione più preoccupata e pessimista, realizzando una favola moderna in cui un robot e Madre Natura non soltanto possono coesistere, ma addirittura possono imparare l’uno dall’altra.

“Il Robot Selvaggio” va visto, vissuto e soprattutto apprezzato come una formidabile ed eccelsa rivisitazione da parte di Chris Sanders di alcuni grandi classici letterari come: “Frankenstein” di Mary Shelley, “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe e “La gabbianella e il gatto” di Luis Sepulveda. Il regista è riuscito, in fase di scrittura, a prendere il meglio di ogni personaggio dei tre romanzi appena citati, plasmandoli e adattandoli magistralmente al robot Rozzum e agli altri coprotagonisti dell’opera.

Rozzum appare inizialmente come un tremendo pericolo, diverso e inadatto, un vero e proprio mostro agli occhi degli animali dell’isola, che lo vedono come un pericolo per la propria sopravvivenza. Eppure, evidentemente, anche per un robot vale il proverbio popolare: “le apparenze inganno”, e dietro fattezze non proprio amichevoli, si cela invece un robot programmato per fare del bene; prima in maniera automatica e in seguito in modalità sempre più sentite e volontarie.

“L’incidente” che porta alla morte della madre oca e dei suoi figli, è l’unico momento tragico di una storia in cui l’altruismo e la gentilezza di Roz illuminano totalmente la scena, conquistando e commuovendo sotto ogni punto di vista.

“Il Robot Selvaggio” è una storia d’amore su diversi livelli e sfumature, senza mai cadere nel buonismo retorico e melenso fine a se stesso. Un film d’animazione che si lascia ammirare per la sua straordinaria semplicità ed efficacia nel racconto, optando per uno stile che potremmo definire “classico”, che lo rende un vero piacere per gli occhi.

Anche i robot possono imparare dall’uomo e dagli animali, modificando la propria programmazione, diventando più umani e generosi di molti uomini di carne ed ossa. L’amore materno verso un figlio, non dipende dalla biologia, ma dalla cura e dalla pazienza che ogni giorno un genitore dedica all’accudimento e alla crescita di un figlio. Un amore che si manifesta anche nel compiere rinunce sofferte e cambi repentini di direzione. Concetti semplici quanto profondi di amore, che Sanders veicola con grande talento e sensibilità, con un toccante, poetico e imperdibile finale.

“Il Robot Selvaggio” è, in conclusione, una visione assolutamente consigliata, oseremmo dire obbligatoria, per grandi e piccini. Un vero e proprio capolavoro che, a nostro modesto parere, in vista dei più ambiti premi di quest’annata cinematografica, darà filo da torcere persino al gioiello della Pixar: “Inside Out 2”.

SINOSSI

L’epica avventura segue il viaggio di un robot – l’unità ROZZUM 7134, abbreviato “Roz” – che dopo un naufragio si ritrova su un’isola disabitata dove dovrà imparare ad adattarsi all’ostile ambiente circostante, costruendo gradualmente relazioni con gli altri animali dell’isola e adottando un’ochetta orfana.

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