Intervista a Marilù Oliva “L’Iliade cantata dalle dee”

Marilù Oliva è scrittrice, saggista e insegnante di lettere. Poliedrica nei temi e nelle trame, ma il minimo comune denominatore è la visione del femminile. Dopo “L’Eneide di Didone” e “L’Odissea raccontata da Circe, Penelope, Calipso e le altre”, ha pubblicato per Solferino “L’Iliade raccontata dalle dee“.

 L’Iliade forse è una delle vicende più maschili; persino l’Odissea e l’Eneide hanno voci femminili molto più tridimensionali. In questa Iliade, che ricalca comunque il poema omerico, si dà voce alle donne, perché proprio dalle donne è iniziata la contesa: tre dee che si contendono la mela d’oro: “alla più bella” e Elena – pretesto per l’inizio del conflitto. Eppure in quest’opera non parlano soltanto dee, ma anche donne. Donne che hanno comunque un rapporto molto speciale con le divinità.

La dedica è per “le sorelle ribelli di ogni epoca, quelle messe a tacere, isolate o massacrate, bruciate, fatte a pezzi“. Perché è anche grazie alle donne di ogni epoca che le donne contemporanee possono farcela?

Perché le civiltà del passato da cui arriviamo erano molto misogine e tal misoginia ha condizionato nel profondo la cultura fino ad oggi, quindi la conquista della parità è un percorso lento, una costruzione che si attua mattone dopo mattone, secolo dopo secolo. Se ogni tanto ci scoraggiamo a ribadire, ripetere, lottare, dobbiamo pensare a tutte le donne vissute nelle epoche precedenti la nostra, donne per cui reclamare un diritto significava anche compromettersi o rischiare grosso. Direi che dagli anni Settanta ad oggi un po’ di strada l’abbiamo fatta, ma c’è ancora tanto da lavorare non solo sul versante femminicidi, ma anche su quello della svalutazione.

Cantami, o diva, del Pelìde Achille l’ira funesta questo è il famoso incipit dell’Iliade. La “diva” è la musa Calliope, musa della poesia epica, quindi la voce dell’uomo passa attraverso l’ispirazione della donna, ma Calliope, nonostante la questione omerica che potrebbe aprire mille domande, parla a un uomo, perché è proprio in Grecia e nelle guerre che si insinua il patriarcato e le donne, quindi, rimangono in disparte. Tu, però, lasci il proemio e il finale a Creusa, figlia di Priamo e di Ecuba e moglie di Enea. Parti dalla conclusione, dall’incendio di Troia (che sappiamo porterà alla nascita di Roma). Una donna, una voce, la prima, quasi un fantasma. Perché hai scelto proprio Creusa per il proemio e il finale?

Perché Creusa ha avuto un destino indegno: il mito non ci racconta che fine abbia fatto. Di lei sappiamo che è stata inghiottita dalla notte, durante l’incendio di Troia. Non “servendo” più alla storia in qualità di moglie di Enea, la narrazione l’ha eliminata senza tributarle nemmeno un epilogo. Così io ho provato a inventarne uno.

Gli dei adorano i sacrifici, di animali e anche di esseri umani. È la mortalità che gli dei invidiano e la morte che agli umani fa paura. In una religione greca, in cui non si può conquistare il regno dei cieli, l’invidia della morte è un palliativo umano per affrontare la morte stessa oppure è un segno che persino gli dei invidiano quello che non si può avere?

È un segnale della leggerezza degli dei, creature che si credono superiori ma che in realtà risentono dei nostri difetti e anzi li amplificano, perché non conoscono il self-control, la diplomazia, né tantomeno l’empatia, la cura dell’altro, il rispetto, il donarsi e simili belli sentimenti. Sono vanitosi, permalosi e non hanno mai conosciuto il dolore vero (forse Demetra, ma per un periodo di tempo circoscritto): quindi il loro cuore non si è mai davvero evoluto, anche la nostra morte per loro diventa un capriccio.

La diplomazia di Crise non gli fa ottenere la figlia. Agamennone è molto duro, spavaldo, tronfio. Il problema della risoluzione dei conflitti con la diplomazia è il fatto che da una delle parti ci siano persone poco lungimiranti e piene di astio o rancore, o, peggio, che pensano che “non convenga”, a discapito di vite umane?

Siamo in un’epoca storica in cui vige un’economia militare basata sulla conquista e la sopraffazione. I guerrieri mostrano il peggio di sé durante le contese (di rado mostrano anche il meglio, ma sono episodi sporadici) e chi comanda è spinto da spirito di rivalsa e vendetta. Non ci sono i presupposti per la diplomazia, tant’è che Crise, purtroppo, con la sua diplomazia non ottiene niente: ottiene molto di più quando invoca il dio Apollo, adirato, che scaglia contro l’accampamento greco una terribile pestilenza.

Persino le dee sono succubi della bellezza, come se la considerazione di una donna (anche se dea) debba passare dall’estetica. Non solo Afrodite (dea dell’amore), ma anche Era e Atena sono entrate nel meccanismo del giudizio estetico. A un certo punto nel capitolo che ha la voce di Cassandra, parlando di Elena, dirà: “Lei possiede ciò che ci hanno insegnato sia misura di affermazione per una donna: la bellezza. Se non ce l’hai, sei fuori dai giochi. Se ce l’hai, se in pericolo perché molti vorranno divorarla.. È ancora così? La bellezza fisica è merce di scambio, mentre le donne anziane non valgono nulla? E secondo te, l’estetica a tutti i costi, la rincorsa al compiacimento, dovrebbe essere un punto da debellare per la conquista di una parità ed equità?

La bellezza nella nostra epoca è assolutamente sopravvalutata e per molte di noi è un impegno oneroso. Mi riferisco al fatto che ci insegnano, fin da piccole, a cercare di essere sempre carine, giovani, seducenti, a misura dei desideri di un uomo. Questo è sbagliato, ma purtroppo molte di noi subiscono il giogo di questi condizionamenti. 

Paride viene accusato da Ettore, e non solo, di essere un vile perché non combatte e si dedica ad arte e amore. All’epoca l’onore era dato anche dalla capacità di morire in guerra (per la patria). Ma può essere che la viltà di Paride alberghi nella sua indifferenza e nel suo egoismo? Nel senso, se avesse fato altro per disinnescare le rivalità, non avrebbe forse avuto più stima da parte degli altri, anche senza guerreggiare?

Paride è un principe che fino a poco tempo prima ha fatto il pastore. Non è allenato ai combattimenti, non ha lo spirito del guerriero spietato che anima la forza bruta di Achille. Più che viltà, la sua è incapacità di rapportarsi alla guerra e questo è malvisto nella sua comunità, in tempi in cui vigeva quella che l’antropologa Ruth Bennedict definì “cultura della vergogna”: per gli eroi omerici era fondamentale essere gloriosi in campo, ma soprattutto ricevere la stima della comunità a seguito delle loro imprese. Paride non è in grado di misurarsi con questi eroi, viaggia proprio su un altro piano, è un giovane belloccio che, se potesse, si dedicherebbe all’amore tutto il giorno – e infatti, prima di portare Elena via da Sparta, aveva già sedotto diverse fanciulle della Troade. Non credo che abbia subito molto l’onta della cultura della vergogna in cui suo malgrado era immerso

Figura umana, ma sacerdotessa, che canta la tua Iliade è Cassandra. Uno dei personaggi più interessanti e “senza voce” anche se potrebbe dire tanto. Il suo racconto parte con la violenza (violenza di genere reiterata nelle opere classiche). Una violenza, però, che questa volta si è conclusa con un “no” a un dio e che ha portato conseguenze. Cassandra non è l’unica, ma è una testimonianza. Gli uomini e gli dei pensano sia anormale volere una donna e averla, non accettano i “no”, Zeus riesce ad averle persino con l’inganno. È ancora così? Siamo figli di quella cultura?

Sì, siamo figli di quella cultura (ma anche di quella romana, anch’essa per certi aspetti molto maschilista). Cassandra è un edificante esempio di donna che esercita il sacrosanto diritto di dire di no, anche di fronte a un dio, tra l’altro bellissimo. Lei non vuole cedere alle molestie di lui e con coraggio si sottrae, ma questo le costerà caro, perché verrà condannata a una preveggenza che resterà inascoltata. Ancora oggi alcuni uomini non ti perdonano un rifiuto e ancora oggi può capitare che la vittima venga messa alla berlina o subisca un’ulteriore pena, come una vittimizzazione secondaria. O, peggio ancora, che non venga creduta. Per questo è importante dare ascolto alle donne e a tutti coloro che denunciano di vivere un disagio o di aver ricevuto una violenza/molestia. Cassandra non viene creduta da nessuna, ma nel mio libro incontra una creatura che è sola ed emarginata come lei: Elena, la donna più bella del mondo, la più desiderata. Tra loro nasce così una comunione, un sodalizio, forse anche un amore…

Afrodite, quando vede che Agamennone è preoccupato per suo fratello ferito e fa chiamare il guaritore Macaone, si chiede: “Perché questi mortali prima si fanno a pezzi e poi si vogliono aggiustare?” E in effetti questa è una contraddizione umana, non pensi?

Una grande contraddizione, è vero, tra l’altro con questa frase io parlavo sia delle ferite del corpo che di quelle dell’anima. Sono convinta che la medicina sia indispensabile (ho una venerazione per questa disciplina), però credo anche che se si facesse prevenzione e se si usasse di più il buonsenso, molte patologie diminuirebbero. Ma molti di noi hanno la stupida illusione di poter rompere e guastare tutto, tanto la medicina rattopperà. E che brutta sorpresa quando si rendono conto che le cose non stanno così.

Achille e Patroclo provano un grande amore l’uno per l’altro. Lo dimostrano i comportamenti e le attenzioni di Patroclo e la furiosa vendetta di Achille dopo la morte dell’amato. Non si hanno dubbi del loro amore: amici, amanti, confidenti. Esiodo, se non erro, narra che Menezio, padre di Patroclo, era fratello di Peleo, padre di Achille, quindi Patroclo e Achille erano anche cugini (questa parentela non dovrebbe far imbestialire chi ama la storia d’amore tra Patroclo e Achille, eppure lo fa), allora – sfatiamo il mito: Patroclo e Achille, oltre ad essere sicuramente amanti, sono anche cugini?

Secondo una versione del mito sono cugini di secondo grado e su questo dettaglio ha forse troppo insistito la produzione del colossal “Troy”, forse per fugare dai due ogni sospetto di omosessualità. Achille è figlio di Peleo, figlio di Èaco, figlio di Egina e Giove, mentre Patroclo è figlio di Menèzio, figlio di Egina ed Àttore. In sostanza la bisnonna di Achille è anche la nonna di Patroclo. Ma ciò non toglie che si amassero lo stesso, di un amore profondo e duraturo.

Ettore è il vero eroe dell’Iliade, perché combatte da uomo mortale in difesa delle persone che ama e della sua città attaccata dai Greci. Non attacca, Ettore difende. È per questo che è così amato?

Ettore è un vero eroe, non è mosso da livore o da rabbia bruta, però adempie al suo dovere di combattente, quindi è acclamato dalla società. E noi assistiamo anche a una tenera, triste e struggente scena familiare in cui lui vede per l’ultima volta sua moglie Andromaca e suo figlio Astianatte. Si immolerà alla causa e, devoto al suo compito di difensore della patria, si sacrificherà come estremo atto d’amore verso i suoi, che in questo modo spera ancora di proteggere. Io fino all’ultimo, quando ero ragazza, speravo che si salvasse…

Unica a non essere invitata al matrimonio di Peleo e Teti, ingegna il pomo della discordia “alla più bella”. Proprio lei dà la soluzione per capirsi e per la pace: “abbandonare le ambizioni smodate, comunicare, accordarsi. Tenersi per mano, tanto la fine di ciascuno è all’orizzonte”. È questa la via per la pace?

Credo di sì. Se capissimo la caducità e la precarietà di questa vita, se imparassimo a sostenerci l’un l’altra anziché competere o primeggiare, credo che il cammino verso la pace sarebbe meno impervio.

Se tu fossi un Segnalibro, in quale libro – a parte il tuo – staresti?

Nel libro “Il velo strappato” di Brunella Schisa, edito da HarperCollins. Racconta la storia di Enrichetta Caracciolo di Forino, antesignana femminista, coraggiosa, rivoluzionaria, vissuta in anni in cui una donna irregolare veniva scambiata per sbagliata. A Enrichetta fu imposto il velo perché si monacasse, ma già il titolo ci anticipa che la fanciulla si ribellò

INTERVISTA VIDEO a MARILÙ OLIVA

LE CITAZIONI

Il Fato non è una rivelazione, ma un’evidenza scottante.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Quanto dolore riescono a sopportare i padri e le madri?
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Che strani questi uomini che vogliono conoscere il futuro ma non valutano quasi mai le conseguenze delle loro azioni presenti.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Il mare è il rimedio per tutto, per il dolore del corpo e per quello lacerante dell’anima
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Nessuno baratta il podio per una femmina, tanto meglio così.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Gli uomini danno troppa importanza a ogni azione che compiono, grande o minuscola che sia.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Voi mortali dovete aspettare.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Certi uomini non ti perdonano un rifiuto.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Potete immaginare quanto sia duro non essere mai creduta?
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Lei possiede ciò che ci hanno insegnato sia misura di affermazione per una donna: la bellezza. Se non ce l’hai, sei fuori dai giochi. Se ce l’hai, se in pericolo perché molti vorranno divorarla.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Lei si muove e il mondo intorno si mette a danzare.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

– Non so neppure io cosa voglio. Forse vorrei soltanto sparire.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Ti voglio donna intera. E faremo anche un figlio. Perché una donna senza figli non vale niente.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Mi piace la pelle di pesca. I volti che mantengono l’ingenuità delle prime volte, sui quali non è ancora posata l’ombra indiscreta della morte.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Perché la guerra, perché questa fame di affermazione, perché questo anelito verso il potere?
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Perché questi mortali prima si fanno a pezzi e poi si vogliono aggiustare?
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Che noia questi guerrieri assetati di sangue.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Che stupido orrore la guerra.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Chissà se laggiù, dove la porta è di ferro e la soglia di bronzo, capirà che è volle chi osa sfidarmi.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Io semino discordia e son ben felice di raccogliere bufere.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Sono così veloci, gli uomini, a sostituire il colore della bandiera dietro cui arrancano.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Con cieca ostinazione continuano a ignorare l’unica certezza che li accompagna fin dal primo giorno, quella della loro caducità.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Tu, che con la brama puoi sottomettere tutte le creature mortali e non, dammi l’intimità dell’amore e la malìa della seduzione.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Da quale immenso potere ci sentiamo investite quando capiamo di detenere le redini della seduzione! Come stringere in un pugno tutte le stelle dell’universo e sentirle rifulgere in mano.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Nessun umano – nemmeno il più temibile e glorioso – è imbattibile.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Forse quando gli uomini capiranno che la morte è solo un recinto tra due giardini, la smetteranno di dannarsi così.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Non c’è tregua per chi ha un odio conficcato nel cuore.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Non era propriamente amore, né solo passione: era molto di più.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Le energie di un uomo esacerbato dal lutto sono inesauribili.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

È tutto così semplice, in questo momento. Così poco lirico.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Quanto è comoda la vita quando qualcuno in alto ti protegge.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Non c’è alleanza tra leoni e uomini, né tra lupi e agnelli. Il mio odio verso di te non avrà mai tregua.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Se gli uomini muoiono in guerra nell’arco di pochi istanti, le donne conquistate si consumano lentamente.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Le sue parole sfioriranno come petali al vento.
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

Cos’è una vita offerta, se in cambio si chiede la verità?
(Marilù Oliva, L’Iliade cantata dalle dee)

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