“La camera azzurra“, pubblicato nel 1964, è un romanzo psicologico del celebre scrittore belga Georges Simenon. Considerato uno dei suoi grandi capolavori, e uno dei romanzi più importanti del secolo scorso. Il libro fa parte della serie dei cosiddetti “romanzi duri” e presenta, oltre la consueta e sorprendente tecnica dell’autore, una struttura narrativa inusuale e rivoluzionaria per un romanzo noir dell’epoca.
La trama ruota attorno al personaggio di Tony, un uomo felicemente sposato con Gisèle e padre di Marianne, che vive per alcuni mesi un ardente rapporto con l’ex compagna di classe Andrée, anch’essa sposata con il ricco Nicolas Despierre. La passione che li travolge sembra non avere intoppi, almeno fino alla morte di Nicolas. La morte del marito di Andrée, avvenuta in circostanze non totalmente chiare, verrà incredibilmente attribuita in un primo momento a Tony. La storia di un legame morboso, di un sentimento divorante, assoluto e senza ritorno, che non indietreggia nemmeno di fronte al crimine più efferato.
Anche in questo romanzo Simenon si dimostra uno degli scrittori più metodici e tecnici del suo periodo storico. Famoso in tutto il mondo per le sue storie avvincenti e i suoi personaggi indimenticabili, Simenon era anche conosciuto per la sua incredibile prolificità. Si dice che fosse in grado di scrivere un romanzo in soli undici giorni, lavorando per ore senza sosta. Questo approccio veloce e concentrato ha contribuito a conferire alle sue opere un’energia e una freschezza caratteristiche, permettendogli di scrivere più di cinquecento romanzi e moltissimi racconti.
I suoi romanzi sono spesso ambientati in piccoli paesi e città, dove vengono esplorate le dinamiche sociali e psicologiche dei personaggi, con una maestria che ha pochi eguali. I protagonisti sono spesso persone comuni con i loro problemi, le loro imperfezioni e contraddizioni, che si trovano ad affrontare situazioni complesse e spesso drammatiche.
Tornando a “La camera azzurra”, il romanzo affronta ed esplora argomenti universali tra i quali spicca la passione morbosa e, di conseguenza, tutti i suoi tragici risvolti. Andrée, la femme fatale, è descritta con sensualità e mistero, stagliandosi come una figura statuaria al centro della scena. Mentre Tony, il debole amante, si trova coinvolto in una spirale di disperazione che non riesce in alcun modo a controllare.
Lo stile di scrittura di Simenon, anche in questo caso, è caratterizzato da una prosa sobria e diretta, sorprendentemente semplice, ma mai banale, che ritrae con grande precisione e realismo la società dell’epoca e gli incredibili personaggi che la popolano.
Una delle caratteristiche più interessanti dello stile di Simenon è la sua capacità di creare atmosfere intense e cariche di tensione, e anche questo romanzo non fa eccezione. La trama è sempre ben strutturata e ricca di colpi di scena, e riesce a tenere il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.
“La camera azzurra” è un’opera straordinaria, senza dubbio tra le prime tre dell’autore belga, ricamata perfettamente nella trama e nell’approfondimento dei comportamenti umani. Simenon si immerge nell’abisso dei sentimenti, nelle zone d’ombra del cuore, tra i piaceri e le sofferenze che nutrono o affamano i rapporti umani; la fragilità delle passioni e delle scelte che possono condurre alla rovina.
Un autore che va oltre il suo talento letterario e che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo e alla diffusione del genere del romanzo poliziesco, diventando un punto di riferimento per molti scrittori moderni e contemporanei.

Titolo: La camera azzurra
Autore: Georges Simenon
Traduttrice: Marina Di Leo
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Edizione: 1
Anno edizione: 2008
Formato: Tascabile
In commercio dal: 6 febbraio 2008
Pagine: 153 p., Brossura
Georges Simenon è stato un romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea, confermando il ruolo di Simenon, uno scrittore destinato a incidere sul suo tempo, a suggestionare molti altri autori, ad appassionare milioni di lettori.
Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret.
La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database curato dall’UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim.
Contemporaneamente collabora con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo.
Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell’arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno.
Nel 1929, in una serie di novelle scritte per la rivista «Détective», appare per la prima volta il personaggio del Commissario Maigret.
Nel 1931, si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da sue opere.
Con la prima moglie Régine Renchon, intraprende lunghi viaggi per tutti gli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc.
Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea: durante la guerra si occupa dell’assistenza dei rifugiati belgi e intrattiene una lunga corrispondenza con André Gide. A causa di un’errata diagnosi medica, Simenon si convince di essere gravemente malato e scrive, come testamento, le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree.
Accuse di collaborazionismo, poi rivelatesi infondate, lo inducono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove conosce Denyse Ouimet che diventerà sua seconda moglie e madre di suoi tre figli. Torna in Europa negli anni Cinquanta, prima in Costa azzurra e poi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna.
Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: viene assegnata la Palma d’oro a La dolce vita di Federico Fellini con cui avrà una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet.
Nel 1972 lo scrittore annuncia che non avrebbe mai più scritto, e infatti inizia l’epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia.
Georges Simenon muore a Losanna per un tumore al cervello nel 1989.