La moltitudine grigia e solitaria della società moderna

La città assediata” di Clarice Lispector, pubblicato nel 1947, ed edito attualmente dalla casa editrice Adelphi, si erge come un’opera letteraria audace e complessa che sfida le convenzioni narrative classiche e costringe chiunque vi si approcci a un’immersione profonda nell’interiorità inquieta e sfaccettata della protagonista: Lucrécia.

Fin dalle prime pagine, il romanzo ci proietta in un’atmosfera densa e straniante, dove la realtà esterna si mescola fluidamente con i pensieri e le emozioni di Lucrécia. La città, che fa da sfondo alla vicenda, con la sua caotica vitalità e i suoi abitanti indifferenti e abitudinari, diviene metafora della condizione di alienazione e solitudine che attanaglia la protagonista, tutti coloro che la circondano.

Lispector utilizza un linguaggio poetico e frammentario, uno stile ricco di metafore e immagini vivide, perfetto per dare voce all’esperienza interiore di Lucrécia. I suoi flussi di coscienza, privi di punteggiatura e spesso privi di una chiara struttura logica, riflettono la frammentazione del suo io e la sua costante ricerca di senso e autenticità. Un’estetica narrativa che mostra, se mai ce ne fosse bisogno, la tecnica sublime della scrittrice brasiliana; una delle autrici più amate ed ammirate del secolo scorso.

La protagonista, divisa tra il desiderio di connessione e la paura dell’inglobamento, si muove attraverso la città come un’anima errante, senza una meta precisa, alla ricerca di un posto in cui sentirsi finalmente a casa. La sua esistenza è scandita da incontri fugaci e relazioni superficiali, che non riescono in alcun modo a placare la sua profonda sete di autenticità e di contatto autentico.

Un ruolo centrale nel romanzo è svolto dal corpo di Lucrécia, percepito sempre come estraneo e come fonte di disagio. La donna vive in perenne conflitto con la propria fisicità, incapace di accettare i limiti e le convenzioni imposte dalla società; in un clima grigio ed oppressivo, che ricorda vagamente i grandi racconti di Franz Kafka.

La città assediata” non è un romanzo semplice da leggere. La sua struttura narrativa non lineare, l’assenza di una trama tradizionale e lo stile ermetico di Lispector possono disorientare i lettori abituati a testi più canonici e convenzionali. Tuttavia, per chi è disposto ad abbandonarsi al flusso narrativo e ad addentrarsi nelle profondità dell’animo umano, “La città assediata” offre un’esperienza letteraria unica e indimenticabile.

Tra i punti di forza dell’opera ci sono sicuramente: il linguaggio poetico e suggestivo di Lispector, l’esplorazione profonda dell’interiorità femminile, la rappresentazione magistrale dell’alienazione e della solitudine.

In definitiva, “La città assediata” è un romanzo che si rivolge principalmente a lettori più attenti e riflessivi, disposti a mettersi in gioco e a confrontarsi con la complessità dello stile ermetico di Lispector e delle tematiche esistenziali continuamente richiamate. Un romanzo che affronta temi universali come la solitudine, la disperazione e la ricerca della propria identità. L’ennesima perla della collana di una scrittrice unica e formidabile.

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