Nel panorama letterario contemporaneo, Emmanuel Carrère si distingue per la sua prosa eccelsa e per la capacità unica di mescolare realtà e finzione in maniera magistrale. Chiunque si approcci alla lettura di un testo dello scrittore francese dovrà necessariamente avventurarsi in un viaggio emozionante tra i confini sfumati della verità e della narrazione. Tra le sue opere più celebri spicca “La settimana bianca“, un romanzo che incanta e sconvolge per profondità emotiva e stile narrativo.
In questo breve e intenso noir, Carrère narra la storia di un bambino che vive oppresso dal peso dei propri incubi. La trama si sviluppa lentamente, attraverso una narrazione dilatata e straniante, creando un senso di opprimente disagio.
Il protagonista, Nicolas, è un ragazzino timido e impacciato che si trova in viaggio con la sua classe in montagna. È la sua prima esperienza senza i genitori, e l’atmosfera è carica di tensione. Tuttavia, ciò che attende l’ignaro e impacciato Nicolas è molto più orrendo di quanto lui stesso possa immaginare. Ciò che sembra un’ordinaria vacanza invernale si trasforma presto in una discesa agli inferi, in cui i personaggi affrontano i loro demoni interiori e le tensioni latenti emergono alla luce del candore della neve.
Il romanzo si dipana tra le vicende dei diversi membri della famiglia, offrendo uno sguardo intimo, clinico sulle loro vite, i loro desideri e le loro paure. Carrère intreccia abilmente le voci dei diversi protagonisti, creando una narrazione complessa, ma mai farraginosa, e coinvolgente, che cattura l’attenzione sin dalle prime pagine.
L’orrore è descritto con precisione maniacale, slegato dal banale concetto di disgusto fisico. Non ci sono corpi deformati o apparizioni raccapriccianti, ma un puro e opprimente orrore morale. L’autore costruisce una robusta e gelida gabbia emotiva attorno al lettore, servendosi soprattutto dei dettagli per ricreare la psicologia della vittima perfetta. “La settimana bianca” è un romanzo toccante e diretto, inevitabile, scandito da un’interminabile attesa.
È interessante sottolineare come Carrère scrisse questo romanzo durante la stesura del celebre “L’avversario”, un altro grande capolavoro contemporaneo basato su una tragica vicenda realmente avvenuta. Queste due opere, che possono definirsi gemelle, mostrano tutta la potenza dello stile dello scrittore parigino.
Attraverso la sua prosa affilata e tagliente, Carrère mette in luce le fragilità umane, le relazioni complesse e le dinamiche familiari, offrendo uno spaccato lucido e senza filtri della tremenda condizione umana. “La settimana bianca” diventa così, non solo un viaggio tra le montagne innevate, ma una terrificante e angosciante discesa nei neri labirinti dell’animo umano.
In sintesi, Emmanuel Carrère e il suo romanzo, “La settimana bianca”, riescono ad essere un connubio perfetto tra maestria narrativa, profondità tematica e capacità di emozionare e stimolare alla riflessione. Un libro da leggere e rileggere, capace di suscitare emozioni e spunti di riflessione sempre nuovi, ad ogni lettura.
“La settimana bianca” è stato accolto con grande entusiasmo dalla critica. Il romanzo è considerato una delle opere più significative dell’autore, che con questo lavoro ha consolidato la sua fama di scrittore capace di sondare le più profonde oscurità dell’uomo.
Grazie alla sua prosa evocativa e alla sua capacità di catturare l’essenza tragica dell’esperienza umana, “La settimana bianca” ha conquistato un suo posto tra i migliori romanzi, nel senso più ampio del termine, degli ultimi cinquant’anni. Un testo imprescindibile, che ha consacrato e confermato Carrère come uno dei più talentuosi ed importanti scrittori viventi.

Titolo: La settimana bianca
Autore: Emmanuel Carrère
Traduttrice: Maurizia Balmelli
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi
Anno edizione: 2021
Formato: Tascabile
In commercio dal: 11 febbraio 2021
Pagine: 139 p., Brossura
Laureato all’Istituto di Studi Politici di Parigi, è figlio di Louis Carrère e della sovietologa e accademica Hélène Carrère d’Encausse figlia di immigrati georgiani che fuggirono la Rivoluzione russa.
I suoi esordi sono stati nella critica cineatografica, per «Positif» e «Télérama». Il suo primo libro, Werner Herzog, un saggio, è stato pubblicato nel 1982.
Il suo esordio come romanziere risale invece al 1983: è L’amico del giaguaro, pubblicato da Flammarion. Il successivo Bravura (1984, in Italia pubblicato nel 1991 da Marcos y Marcos), invece, è stato pubblicato da POL, editore con il quale da allora non ha più interrotto i rapporti. Nel 1986 è uscito Baffi (da cui nove anni dopo lo stesso Carrère ha tratto l’omonimo film), nel 1988 Fuori tiro, nel 1995 La settimana bianca, nel 2000 L’avversario, nel 2002 Facciamo un gioco, nel 2007 La vita come un romanzo russo, nel 2009 Vite che non sono la mia e nel 2012 Limonov (con il quale vince il Prix Renaudot).
Tradotta in Italia dal 1996 al 2011 per l’editore Einaudi, che ne ha pubblicato 5 titoli, l’opera di Carrère viene rilanciata nel 2012 da Adelphi con la biografia del controverso personaggio Limonov, finalmente bestseller di vendite, e la ripubblicazione delle opere precedenti.
Altre pubblicazioni con Adelphi sono: Il regno (2015), A Calais (2016), Io sono vivo, voi siete morti (2016), Propizio è avere ove recarsi (2017), Un romanzo russo (2018), Yoga (2021) e V13. Cronaca giudiziaria (2023).