L’amico fedele – Un film sul dolore, l’amicizia e la forza di ricominciare

“L’amico fedele” è un film del 2025 scritto e diretto da Scott McGehee e David Siegel, tratto dall’omonimo romanzo bestseller di Sigrid Nunez, edito in Italia da Guanda. Con Naomi Watts, Bill Murray, Cloé Xhauflaire, Josh Pais, Carla Gugino, Noma Dumezweni, Sarah Pidgeon, Owen Teague, Gary Littman, Ann Dowd, Felix Solis e Jess Gabor.

Elaborare la perdita di una persona cara non è mai facile. E anche un animale, pur essendo privo di linguaggio, soffre. Sente la mancanza. Si deprime. L’amico fedele racconta proprio questo: il vuoto che resta, l’elaborazione del lutto e la lenta, faticosa ricostruzione.

Iris (un’intensa e dimessa Naomi Watts) si ritrova all’improvviso sola, senza Walter, l’amico che era stato tutto per lei: spalla, maestro, complice. Il dolore si mescola alla rabbia, perché Walter ha scelto di andarsene senza spiegazioni, lasciandola nel pieno della sua crisi personale e creativa. Come se non bastasse, deve anche occuparsi di Apollo, l’alano che lui le ha lasciato. Un cane enorme, affranto dalla morte del padrone, perché anche lui ne sente la mancanza.

All’inizio, Iris lo accetta per dovere. Poi, a poco a poco, tra i due nasce un legame profondo e sincero, fatto di piccoli gesti e di un silenzioso mutuo soccorso. Apollo non è solo un animale da accudire: è uno specchio nel quale si riflette il dolore di Iris. È anche la sua àncora, il catalizzatore di un cambiamento che lei stessa non si aspettava. Il film è un racconto di resilienza e rinascita, delicato e intimo, dove il rapporto tra una donna e un cane diventa una storia d’amore atipica, tenera e struggente.

Naomi Watts regala un’interpretazione credibile e trattenuta, perfetta per il ruolo di una donna ferita, ma non vinta. La sua chimica con Apollo (più espressivo di molti attori in carne e ossa) è sorprendente e toccante. Bill Murray ha poco spazio, ma nelle poche scene in cui appare lascia il segno, con la sua solita dolcezza disillusa.

Tuttavia, “L’amico fedele” non è affatto un film perfetto. Il ritmo è lento, a tratti monocorde. La messa in scena è essenziale, a volte persino piatta, e questo finisce per smorzare un po’ l’impatto emotivo di una storia che, per quanto toccante, avrebbe potuto coinvolgere di più sul piano visivo e narrativo.

Ma, tutto sommato, rimane un film onesto, che non cerca scorciatoie. Una visione sofferta ma necessaria, che ci ricorda quanto una vera amicizia possa cambiare (o salvare) una vita. E quanto sia devastante perderla. Un film che, con delicatezza, ci riporta all’essenziale, al bisogno di essere ascoltati. Anche in silenzio.

SINOSSI

Iris è una scrittrice newyorkese in crisi. Da tempo non riesce più a scrivere, bloccata da un dolore profondo: la morte del suo caro amico, mentore ed ex amante Walter, scrittore stimato e figura centrale nella sua vita. A peggiorare la situazione, la scoperta di una delle ultime volontà dell’uomo: affidarle Apollo, il suo alano, altrimenti destinato al canile. Iris, pur riluttante, accetta di occuparsi del cane. Ma la convivenza con Apollo – un gigante silenzioso, in lutto quanto lei – si rivela tutt’altro che semplice. L’animale è apatico, malinconico, e nel suo enorme corpo si nasconde un dolore che rispecchia quello di Iris. La presenza di Apollo, oltre a creare problemi pratici (nell’edificio sono vietati gli animali), riapre ferite e ricordi difficili. Eppure, giorno dopo giorno, tra sguardi e silenzi, qualcosa si muove. Una nuova forma di comprensione – e forse anche di salvezza – prende forma.

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