Titolo: Nell’uomo tutto deve essere bello
Autore: Sasha Marianna Salzmann
Curatore: Fabio Cremonesi
Editore: Marsilio
Collana: Romanzi e racconti
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 13 settembre 2022
Pagine: 336 p., Brossura
Genere: Narrativa straniera
Sasha Marianna Salzmann è nata a Volgograd nel 1985 e vive oggi a Berlino. Scrittrice, saggista e drammaturga, è autrice di pezzi teatrali che, andati in scena in diversi paesi, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, così come la sua narrativa, tradotta in sedici lingue. Marsilio ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, Fuori di sé, finalista al Deutscher Buchpreis, il più prestigioso premio letterario tedesco, e allo Strega Europeo.
Come si può essere «belli» («il viso, gli abiti, l’anima, il pensiero» diceva Cechov) in un paese corrotto e violento, dove solo chi si sottomette al regime sopravvive?
Lena e Tatjana sono nate in Ucraina, ma la fine dell’Unione Sovietica le ha portate in Germania, dove hanno cresciuto le loro figlie e sono diventate amiche. Venticinque anni più tardi Edi, la figlia di Lena, cerca lavoro come giornalista a Berlino e fa di tutto per ignorare la storia della sua famiglia. Non vuole conoscere il passato di sua madre, il campo estivo dei Pionieri con le bandiere rosse e i viaggi dalla nonna a Socˇi, la scelta di emigrare, l’occupazione del Donbass da cui il nonno è riuscito a scappare. Tutto questo non solo non la riguarda, ma la spaventa.
Quando però, per celebrare il suo cinquantesimo compleanno, Lena organizza una festicciola a cui invita Edi e Tatjana con la figlia Nina, il confronto è inevitabile e le quattro donne devono riconoscere che la storia che condividono è la stessa. Perché non basta che un sistema politico sia crollato: aver lasciato il proprio paese tracciando una cesura non serve per buttarsi alle spalle, insieme alla terra, anche la propria storia, le delusioni, le ferite.
Seguendo il percorso di quattro esistenze, il nuovo romanzo di Sasha Marianna Salzmann racconta dei rivolgimenti che hanno contraddistinto gli anni dal «tritacarne» della Perestrojka fino a oggi. Racconta della dissoluzione di un sistema e di persone che vengono risucchiate dagli eventi, cogliendo l’indissolubilità dell’intreccio tra generazioni, al di là dei tempi e dei luoghi, nel tentativo di trovare un compromesso tra passato e futuro. Come si può essere «belli» («il viso, gli abiti, l’anima, il pensiero» diceva Cechov) in un paese corrotto e violento, dove solo chi si sottomette al regime sopravvive?