Speak No Evil – Un McAvoy da “paura”

“Non parlare con gli sconosciuti” è un film del 2024 diretto da James Watkins e sceneggiato da Christian Tafdrup, Mads Tafdrup, James Watkins, con: James McAvoy, Mackenzie Davis, Scoot McNairy, Alix West Lefler, Kris Hitchen, Motaz Malhees, Dan Hough e Aisling Franciosi.

Da bambini ci insegnano, ci intimano di: “Non prendere caramelle dagli sconosciuti” e di “Non dare confidenza agli estranei”. Gli adulti/genitori creano nel bimbo l’idea che un estraneo potrebbe “essere cattivo, pericoloso”, e di conseguenza li spingono a non allontanarsi da loro. Ma queste regole sono valide soltanto per i bimbi oppure la prudenza dovrebbe essere applicata sempre?

Viviamo un mondo dove la fiducia è merce rara e sovente sottolineiamo come “in giro ci siano tanti e variegati pazzi”. Ciò nonostante, i casi di omicidio, sparizioni e violenze spesso nascono da comportamenti ingenui, e paradossalmente infantili, compiuti da persone adulte.

“Non parlare con gli sconosciuti” di James Watkins è il remake di un omonimo film danese del 2018. Entrambi i film spingono lo spettatore a porsi due quesiti durante la visione: “È davvero possibile fidarsi di una famigliola conosciuta in vacanza al punto d’accettare di trascorrere un week-end nella loro casa?” “Perché persone apparentemente normali possono macchiarsi di folli e feroci delitti?” Fiducia e orrore è il binomio da cui la sceneggiatura trae la sua genesi. Nel raccontare un’inaspettata storia amicale, che si tramuta lentamente e tragicamente in un “week-end da incubo”; in cui nulla è come sembra e dove i bambini risultano più svegli e spigliati rispetto agli ingenui adulti.

“Non parlare con gli sconosciuti” si prende il suo tempo (forse eccessivo) per arrivare al suo, abbastanza telefonato, fulcro orrorifico e psicologico, evidenziando così una scrittura non proprio all’altezza. Una messa in scena diluita e dispersiva, che aveva probabilmente l’intenzione di creare pathos e tensione, non riesce a produrre la minima sensazione di attesa, facendo precipitare il tutto in una noia snervante. James Watkins allunga troppo il brodo narrativo, e non riesce a risollevare la tenuta della pellicola nemmeno giocandosi la carta dei figli delle due coppie. Nonostante il giovane Dan Hough sia assolutamente in parte, risulta invece forzata e poca incisiva Alix West Lefler nel ruolo dell’ansiosa Agnes.

“Non parlare con gli sconosciuti” riesce ad avere un sussulto soltanto nella parte finale, attraverso un adrenalinico aumento di ritmo (anche in questo caso forse eccessivo) e ad un James McAvoy che si conferma uno dei più grandi attori di questa generazione. Mattatore assoluto e padrone della scena attraverso la sua fisicità e il suo carisma prorompenti. “Non parlare con gli sconosciuti” è un remake complessivamente ben fatto e ben interpretato, ma soltanto a tratti riesce a creare una connessione emotiva e psicologica con lo spettatore, avendo uno sviluppo troppo lento e prevedibile.

In conclusione, “Non parlare con gli sconosciuti” resta purtroppo un consiglio sensato nella nostra società. Un avvertimento che andrebbe seguito a qualsiasi età, riflettendo sul perché esistano così tanta cattiveria e follia nell’animo umano.

SINOSSI

“Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti”, film diretto da James Watkins, racconta la storia di una famiglia, Ben e Louise Dalton (Scoot McNairy e Mackenzie Davis) con la figlia Agnes (Alix West Lefler), in vacanza in Italia.
Mentre sono in giro per le stradine di un borgo fanno la conoscenza di una famiglia che li invitata a trascorrere un fine settimana in un’idilliaca casa di campagna con piscina. Il medico Paddy (James McAvoy) e Ciara (Aisling Franciosi) hanno l’aria di essere una coppia perfetta, ma il figlio Ant (Dan Hough) sembra avere un grave problema di comunicazione.
Le due famiglie fraternizzano e si divertono parecchio assieme, tanto da far diventare la vacanza indimenticabile. La sintonia però, lascia spazio all’inquietudine quando Paddy inizia a comportarsi in maniera strana. Da quel momento in poi, la vacanza da sogno si trasforma in un incubo psicologico dal quale non sarà facile fuggire.

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