Tre amiche – Un film che vuole dire tante cose; forse troppe

“Tre amiche” è un film del 2024 diretto da Emmanuel Mouret, con Camille Cottin, Sara Forestier, India Hair, Grégoire Ludig, Damien Bonnard, Vincent Macaigne.

L’amore è già abbastanza complicato di suo; se poi lo si guarda dal punto di vista femminile, diventa un rompicapo degno di un cineforum post laurea in filosofia. Vi sembra un’affermazione maschilista? Ne riparleremo dopo che avrete visto “Tre amiche”, film in concorso a Festival di Venezia.

Come definire il nuovo lavoro di Emmanuel Mouret? Ispirato? Sì. Profondo? Forse. Ma soprattutto, e purtroppo, lungo. Troppo lungo. Centodiciassette minuti per raccontare come le donne vivono l’amicizia, l’amore, il dolore, il desiderio… e, soprattutto, la colpa. Temi sicuramente importanti, che meritano il loro spazio, ma che il regista sembra di non riuscire a maneggiare, con il risultato di un film che gira a vuoto, più verboso che incisivo.

“Tre amiche” parte da un’idea interessante: mostrare come tre donne possano restare unite nonostante tutto, persino nel tradimento. Il tradimento, nel caso specifico, è quello di Rebecca (India Hair), amante del compagno di Alice (Camille Cottin). Eppure, invece di esplodere in un confronto personale, il conflitto viene trasformato in un esercizio intellettuale: Rebecca diventa una sorta di Cyrano sentimentale, impegnata a rimettere insieme la coppia che lei stessa ha spezzato. Una mossa narrativa che più che sorprendere, lascia perplessi.

Joan (Sara Forestier) è la più classica delle mogli infelici: casa perfetta, marito perfetto, figlia perfetta… e infelicità perfetta. Quando lascia Victor (Damien Bonnard), la tragedia è dietro l’angolo. Ma più che scioccare, la svolta drammatica serve solo a innescare un gioco delle coppie che, all’inizio diverte, poi stanca, infine irrita. Si ride? Sì, a tratti. Si riflette? Anche. Ma in tutto questo si guarda soprattutto l’orologio.

Il film vuole dire tante cose; forse troppe. Ci parla dell’amicizia femminile come rifugio e come trappola, dell’amore come illusione, come costruzione, come chimera. Ci ammonisce a non idealizzare l’amore, a non rincorrere relazioni impossibili, e a non ignorare quello che potremmo avere davanti agli occhi – magari anche dopo un primo appuntamento disastroso. Ma tutto questo viene soffocato da dialoghi a tratti teatrali, da monologhi sospesi, da scene che sembrano sempre lasciare in sospeso un quesito: “e adesso?”.

L’impressione finale è quella di un film che si prende troppo sul serio, convinto di avere qualcosa di fondamentale da dire sull’amore e sull’amicizia. Un film del quale forse – e sottolineo forse – non si sentiva davvero il bisogno.

In sintesi, “Tre amiche” è una pellicola che inizia veramente bene, ma che si perde presto; pur pretendendo più attenzione di quanta riesca a meritarsi. Lo spettatore, come sempre, ha l’ultima parola; ma noi, in fondo, nel dubbio, consigliamo di guardatelo. E sarebbe meglio farlo da una piattaforma, alla terza birra, in una torrida serata estiva.

SINOSSI

“Tre amiche” racconta la storia di Joan, Alice e Rebecca, tre amiche inseparabili, legate da un’amicizia profonda, che vengono messe alla prova da scelte sentimentali complicate. Joan è sposata con Victor e ha una figlia. Quando realizza di non amarlo più, trova il coraggio di lasciarlo. Così Victor, ferito e incapace di accettare la separazione, scompare dalla sua vita, lasciandole un senso di colpa che le pesa addosso come un macigno. Alice, invece, è legata a Éric: un uomo affidabile, razionale; un bravo compagno, che però non ama. Per lei il matrimonio è più una forma di sicurezza, che di passione. Infine Rebecca: artista e spirito libero, che ama le relazioni intense, segrete, anche sbagliate. È l’amante proprio di Éric, il compagno di Alice. Quando Joan cambia rotta e decide di reinventarsi, anche l’equilibrio dell’amicizia tra le tre inizia a vacillare. La morte improvvisa di Victor innesca un effetto domino sulle loro vite sentimentali, tra tradimenti, redenzioni e confessioni a cuore aperto.

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