RECENSIONE
Ambrose Bierce è senza dubbio uno dei più grandi giornalisti e scrittori della letteratura americana dell’ottocento. Nato nel 1842 in Ohio, Bierce è stato un autore prolifico e versatile, noto per il suo stile diretto e tagliente, nonché per la sua abilità nel creare atmosfere suggestive ed inquietanti.
Cresciuto in una famiglia numerosissima (ultimo di dieci figli), ha condotto una vita avventurosa e spesso ai limiti. Il suo sarcasmo gli ha fatto guadagnare il soprannome di “bitter” (l’amaro). A quindici anni, stanco della povertà familiare, ha lasciato casa e ha viaggiato per gli Stati Uniti, vivendo di espedienti.
La sua morte è considerata uno dei più grandi enigmi della letteratura americana: nel 1913, a 71 anni, partì come corrispondente per il Messico dilaniato dalla guerra civile di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, scomparendo durante la battaglia di Ojinaga. Ma il mancato ritrovamento del corpo ha dato adito alle più fantasiose speculazioni e teorie.
Grazie alla casa editrice Fanucci, a più di un secolo dalla sua presunta scomparsa, i racconti di questo scrittore immenso sono stati finalmente raccolti in un unico volume e suddivisi in tre sottocategorie: racconti dell’orrore, racconti di guerra e altri racconti.
Lo scrittore de “Il dizionario del diavolo”, riesce a dare il meglio di sé proprio nei racconti, adatti alla sua tecnica affilata e sarcastica, carica di espedienti linguistici sofisticati. I suoi racconti sono un miscuglio di horror, mistero, satira e realismo, che spesso prendono di mira la società e la politica dell’epoca. Alcuni riescono senza mezzi termini a raggiungere vette semplicemente inarrivabili; come, ad esempio, “I fatti accaduti presso il ponte Owl Creek” e “La strada al chiaro di luna”.
“I fatti accaduti presso il ponte Owl Creek” è considerato uno dei migliori racconti brevi mai scritti. La storia segue le vicende di un soldato confederato condannato a morte per aver tentato di sabotare un ponte dell’esercito dell’Unione durante la guerra civile americana. Mentre sta per essere giustiziato, il soldato immagina di riuscire a fuggire e tornare a casa dalla sua famiglia, creando così una trama avvolgente e dai tratti onirici che sfida la percezione del tempo, dello spazio e la concezione del reale.
Per comprendere a pieno il suo stile e la sua tecnica non si può prescindere dal suo scritto più famoso: “Il dizionario del diavolo”. Una raccolta di definizioni ciniche e ironiche di varie parole, che mette in evidenza la sua incredibile abilità nel plasmare e manipolare il linguaggio per creare un effetto comico e sconvolgente.
Bierce, oltre ad essere uno scrittore particolarmente talentuoso, era anche un abile giornalista di successo e un critico acuto e spietato della politica e della società del suo tempo. La sua voce diretta e la sua prosa incisiva lo resero una figura temuta e rispettata nell’intero ambiente letterario e politico della seconda metà dell’ottocento.
In conclusione, Ambrose Bierce è un autore imprescindibile, soprattutto in riferimento alla sua portentosa abilità nel creare storie coinvolgenti e riflessioni profonde sulla natura dell’animo umano. La sua eredità letteraria rimane un pilastro saldissimo della letteratura americana, e non solo, e continua ad ispirare nuove generazioni di lettori e scrittori di tutto il mondo.
Titolo: L’opera completa – Ambrose Bierce (Tutti i racconti)
Autore: Ambrose Bierce
Traduttore: Sara Brambilla, Andrea Ippolito
Editore: Fanucci
Collana: Piccola biblioteca del fantastico
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 22 marzo 2024
Pagine: 512 p., Rilegato
Ambrose Bierce è stato uno scrittore statunitense. Ebbe una vita avventurosa: combattente nella guerra civile, giornalista in California, letterato a Londra, scomparve nel Messico durante la rivoluzione. Curiosa figura di esteta e di bohémien, affine per alcuni aspetti a Oscar Wilde, pubblicò una raccolta di definizioni paradossali e misantropiche, Il dizionario del diavolo (The devil’s dictionary, 1906), e alcuni volumi di racconti: Storie di militari e di civili (Tales of soldiers and civilians, 1891), Nel mezzo della vita (In the midst of life, 1892), Possono accadere cose del genere? (Can such things be?, 1893), che si collocano originalmente alle frontiere tra il reale e il fantastico. Seguì le teorie e le tecniche narrative di E.A. Poe, ma alterò il modello, giungendo a situare i suoi più arcani orrori nel contesto storico della guerra civile, che acquista, così, forza di simbolo della condizione umana. Crane ed Hemingway narreranno le loro guerre partendo dalla lezione di Bierce.