Titolo: Un autunno d’agosto.
Autore: Agnese Pini
Editore: Chiarelettere
Collana: Narrazioni
Edizione: 2
Anno edizione: 2023
In commercio dal: 18 aprile 2023
Pagine: 256 p., Brossura
Agnese Pini è una giornalista e autrice italiana. Ha deciso di far la giornalista a seguito degli attentati dell’11 settembre. Si è laureata in Lettere all’Università di Pisa. Ha collaborato con Il Giorno, occupandosi di cronaca nera e giudiziaria nella redazione Metropoli. Dal 1º agosto del 2019, all’età di 34 anni, dirige La Nazione. È la prima donna nella storia del quotidiano. Dal 1º luglio del 2022 assume anche la direzione de Il Giorno, Il Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale, diventando così direttrice di tutti i quotidiani del gruppo Monrif.Nel 2023 esce per Chiarelettere, Un autunno d’agosto.
L'uscita del libro
Con una settimana di anticipo rispetto a quello che si preannuncia il 25 aprile più delicato degli ultimi decenni, Agnese Pini (direttrice dei quotidiani del gruppo MonRif, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino più il dorso nazionale in comune, Quotidiano Nazionale: 553.000 copie di tiratura complessiva) esordisce in libreria con la ricostruzione e il racconto di una tragica strage nazifascista dimenticata, quella di San Terenzo Monti nell’agosto del ’44. A San Terenzo furono massacrate 159 persone, in prevalenza donne e bambini: all’esecuzione di massa, accompagnata per macabra ironia e disprezzo della vita dalla musica di un organetto, sopravvisse solo una bimba di sette anni, Clara, fingendosi morta sotto i cadaveri della sua stessa famiglia.
Il libro coniuga personale e collettivo: la bisnonna di Agnese Pini, infatti, venne uccisa nella strage e l’autrice è cresciuta coi racconti della nonna che, orfana di madre e come moltissimi altri nelle sue condizioni, non essendoci mai stata una “Norimberga italiana” ma piuttosto una grande amnistia, aveva sempre dato la colpa della strage ai partigiani.
L’azione partigiana che portò all’uccisione di 16 soldati tedeschi, diede infatti il destro ai nazisti per la terribile azione di rappresaglia. La vicenda indagata e raccontata nel libro è quindi collettiva, ma con un forte gancio personale, ragion per cui la Pini ha scelto un taglio molto narrativo, restituendo l’immagine di uno spazio incrinato: quello del nostro Paese. Con questo libro, infatti e come dimostrano anche le polemiche degli ultimissimi giorni, si vuole raccontare uno spaccato di storia con cui l’Italia non ha ancora davvero fatto i conti fino in fondo.
Il libro
Estate 1944.
Lungo la Linea gotica si consuma la parte più feroce della guerra in Italia, una serie di eccidi orribili per mano dei nazifascisti.
A San Terenzo Monti, paese di poche centinaia di abitanti tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise senza pietà 159 persone, in prevalenza donne e bambini, l’esecuzione accompagnata dal suono di un organetto.
Attraverso la storia della sua famiglia, con una scrittura intensa, viva e piena di grazia, una galleria di personaggi che diventano romanzeschi per la forza e l’umanità della narrazione, Agnese Pini ha scritto un grande romanzo civile, con il respiro universale dell’inchiesta-racconto che parla di noi e del presente.
Le parole dell'autrice
“Una storia così” dice l’autrice “lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia (nella foto di copertina), ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale. Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt’altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni. E l’ho capito perché nel nostro paese c’è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa. La storia raccontata in questo libro può diventare allora un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio”.