Laura Buffoni, laureata al DAMS, è consulente artistica per festival e rassegne cinematografiche, autrice di pubblicazioni sul cinema, saggi e documentari. Dal 2005 collabora con Fandango. Un giorno ti dirò tutto è il suo primo romanzo, candidato al Premio Strega
“Un giorno ti dirò tutto” è la storia di Laura, un romanzo, una biografia, che non lascia niente in sospeso, drammatico ed esilarante al tempo stesso, con salti temporali per far chiudere il cerchio. Riflessioni che si possono fare “nel mezzo del cammin di nostra vita”, quando da una parte e dall’altra del tempo c’è il vissuto e ancora da vivere.
Tema principale del tuo romanzo è il fallimento. Ci puoi spiegare che cos’è per te?
Non intendevo ovviamente parlare del fallimento in senso materiale. Quello che più mi interessava raccontare era come tante persone, anche persone abbastanza centrate e funzionanti, si percepiscano stonate, al margine, e non riescano davvero ad “appartenere” (a un gruppo, a una comunità, a un’idea di sé). Mi interessava capire come si manifesti questo distacco, questa stonatura, e la conseguente perdita, quali fossero le cause. Sono andata a cercarle innanzitutto nella mia storia privata: attraverso una vicenda molto personale, molto specifica, ho provato a raccontare un sentire che penso sia comune a molti.
Descrivi una te che chiede sempre scusa, che si arrabbia, che viene schiacciata dall’impotenza di contrastare il Potere e che viene gettata nel panico dalla Burocrazia. È una questione legata al bullismo che hai subito, alla violenza, o può essere anche un problema generazionale? La generazione che ha vissuto la sua fanciullezza negli anni 80/90 e poi si è trovata in un mondo nuovo a rincorrere e rincorrersi?
Io non credo che si tratti di un problema generazionale ma esistenziale, che accomuna tanti al di là di dati anagrafici o ricorrenze oggettive. La mia generazione penso anzi sia stata meno conformista o eterodiretta di altre, anche per necessità. Abbiamo vissuto cambiamenti repentini e trasformazioni incredibili, non dimentichiamoci che veniamo da un mondo novecentesco e oggi in qualche modo – pur con grande fatica – siamo diventati classe dirigente in un contesto radicalmente cambiato. Il nostro mondo è molto più distante da quello dei nostri genitori rispetto a quanto lo fosse, per esempio, tra i nostri genitori e i nostri nonni. Siamo dei mutaforma.
La domanda “Cosa vuoi fare da grande?” presenta molte insidie, perché non mette al primo posto la felicità, ma la posizione sociale – senza la quale, sicuramente, si andrebbe incontro ad una misera esistenza. È così terribile questa domanda o indica la possibilità di poter realizzare un sogno?
I bambini non hanno sogni, tutta la loro vita è un sogno, tutto è possibile. Questa domanda non li mette di fronte ai loro sogni ipotetici ma indica precocemente la necessità di un inquadramento, che è un’esigenza spesso nevrotica del mondo adulto.
La ricerca di amore che tende addirittura all’annientamento di se stessi. “Sai qual è il problema tra due persone innamorate? È l’amore. L’amore, tutte le sue regole, le sue aspettative, le sue dipendenze, è quello che ci ha fregati.” Non ricordo chi abbia detto che ci si sposa per avere un testimone della propria esistenza. È per questo che le persone, anche se non si amano più, rimangono, a volte, insieme? Sono le aspettative e le dipendenze che fregano in amore?
Questa frase l’ha detta un personaggio del libro, bisognerebbe chiedere a lui. Io non sono una grande esperta in amore, ho avuto troppe poche storie. O forse è il contrario, ho avuto poche storie il che significa che sono stati amori importanti. Di sicuro, non avendo dalla mia la legge dei grandi numeri, non so fare un bilancio o individuare delle ricorrenze. L’amore degli altri, il modo in cui le persone si amano e le regole di questo amore degli altri, restano per me un mistero.
“Più passa il tempo e più sei sostituibile, soprattutto se sei donna”. È così?
Certo, se non fossimo tutti sostituibili ci saremmo già estinti. Quanto alle donne, è così che si sono sentite e spesso si sentono ancora.
Hai fatto una descrizione davvero toccante dei morti e delle opere. “Mi sorprende in modo abbagliante la coscienza di esserci, e di esserci perchéprima di me c’erano questo teatro, queste parole, questa grande civiltà caduta. Sono tutti morti e non conta quanta gloria abbiano avuto, eppure conta se ci siamo ancora noi qui che ascoltiamo, che raccontiamo quelle vecchie storie. Che continuiamo a costruire sulle macerie lasciate dai nostri sbagli, seminando guerra e distruzione e virus mortali, e salvandoci dalla guerra e dalla distruzione e dai virus mortali, fondando comunità religioni sette e partiti, comprando case sempre più grandi o tornando a vivere in campagna, cadendo e continuando a rialzarci.”
Quanto è importante la storia delle persone del passato per chi vive oggi? Quanto è importante il passato?
Il passato è imprescindibile, ed è una delle lotte fondamentali che dovremmo tutti fare, quella per non dimenticarlo, per non mistificarlo: il passato collettivo e il passato nostro e dei nostri cari. È stata la ragione principale per cui ho deciso di scrivere questo libro.
Se tu fossi un Segnalibro, in quale libro – a parte il tuo – staresti?
È una domanda difficilissima. Faccio sempre scena muta di fronte a queste domande: il libro preferito, il film preferito, la canzone, il modello. Io vorrei essere contemporaneamente tante cose, vivere dentro tanti libri. Ma oggi, visto che sto raccontando il mio esordio, ho voglia di parlare dell’esordio di uno degli scrittori che più mi hanno impressionata e trasformata, Céline. In realtà non è veramente un esordio, è la sua tesi di laurea (pubblicata in Italia da Adelphi) sul dottor Semmelweis, il genio destinato alla follia che a metà Ottocento ha scoperto come lavarsi le mani dopo avere dissezionato cadaveri prima di far partorire, evitasse il manifestarsi della febbre puerperale. Mi commuove trovare in questo libriccino scritto per altri propositi il Céline che sarebbe stato, il suo stile inconfondibile. Mi commuove vederlo, ancora studente, dibattersi tra una visione dell’essere umano dominato dall’idea di morte e dalla guerra che si porta nel cuore, e la tensione verso la scoperta, il superamento, la luce salvifica della ragione, o forse della follia.
Titolo: Un giorno ti dirò tutto
Autrice: Laura Buffoni
Editore: HarperCollins Italia
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 16 febbraio 2024
Pagine: 220 p., Brossura
Laura Buffoni, laureata al DAMS, è consulente artistica per festival e rassegne cinematografiche, autrice di pubblicazioni sul cinema, saggi e documentari. Dal 2005 collabora con Fandango. Un giorno ti dirò tutto è il suo primo romanzo, candidato al Premio Strega
LE CITAZIONI
A contare non è la realtà dei fatti, ma quello che in un determinato momento fondativo abbiamo creduto essere vero.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
I miei ricordi, io stessa. Una grossa, imbarazzante bugia.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Senza quelle parole, quei ricordi, più di tutto non sarei io.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Niente è vero se non si può raccontare, se non si può trovare dentro un libro, di nascosto, arrampicandosi in punta di piedi.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il destino è un letto infinito di possibilità ed errori.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La fede nel collettivo di mio padre trionfa su ogni ragione individuale, e pure sulla democrazia.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Gli atei e i pessimisti piangono sempre sul finale.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Non c’è futuro possibile se prima non affondiamo nella nostra storia, nel nostro fallimento.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Le guerre sono tutte perdite, sempre.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Quando riesci, nella maggior parte dei casi sei un impostore.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il successo comporta molto sforzo e molte possibilità di caduta.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Svortare è vincere con una sfumatura paracula, svorta chi ottiene qualcosa, preferibilmente senza sfori e senza meriti.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Ma se l’errore è una parte costitutiva del fare, rinunciare ad agire sarebbe come rinunciare a vivere per paura di morire.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La felicità non è più qualcosa che tutti abbiamo diritto a cercare, ma qualcosa cui abbiamo diritto e basta.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
In un eterno presente da consumare e riparare bene, combattiamo una battaglia che non possiamo vincere, ma la combattiamo da vincenti.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Per esistere bisogna dare un nome alle cose, avere un’idea sulle cose, anche se non sai bene quale.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La vittima è sempre oggetto della narrazione di altri.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Ho iniziato a dare colpe: alla vita, al mondo, alla sfiga.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Tutti abbiamo un debito con la vita, per il solo fatto di essere nati. E questo ci mette di cattivo umore.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il nemico immaginario è il miglior amico dell’uomo.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il cinema è difficile e bellissimo, il mestiere perfetto per fantasiosi fabbricanti di alibi.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Cercare amore dagli sconosciuti, questa è la ragione. Ecco cosa ci spinge a scrivere. Cercare una cura, anche. Qualche volta perdonarsi.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il talento è solo uno strumento, quello che conta è la disciplina.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Può a pieno diritto entrane nel mito, il mito di quella che sarei se non avessi fallito.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Le cose possono finire bene solo se tutto continua ad andare male, deve essere così.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Senza neanche accorgermene, a un certo punto sono stata felice.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Era necessario appartenere ma era impossibile appartenere, essere amata. Per questo sono stata odiata. Per questo ho fallito.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Più passa il tempo e più sei sostituibile, soprattutto se sei donna.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
È un dato di fatto che nella catastrofe ci sia qualcosa di assolutamente inebriante.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La catastrofe è la versione galvanizzante e perfettamente rotonda del fallimento.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Mia madre sarebbe capace di morire per dimostrare di essere stata viva.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Continua sempre ad ascoltare. Continua sempre a desiderare.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Si è finta altro da sé per adattarsi a un’idea preconfezionata dell’amore, forse della vita in generale.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La donna oggi non è più una vergine, è una donna il cui imene è stato lacerato e di nuovo ricostruito.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Io ora ho scelto di durare, invece che bruciare.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Io con tutte le mie certezze, non sono più libera. Di decidere giorno per giorno, di decidere per me sola, di sbagliare.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Sai qual è il problema tra due persone innamorate? È l’amore. L’amore, tutte le sue regole, le sue aspettative, le sue dipendenze, è quello che ci ha fregati.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il desiderio purtroppo non ha niente a che fare con la casa, con l’identità.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il tempo è un’invenzione di chi non sa amare.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
È sempre un errore di calcolo che decide la tua sconfitta. Uno stupido sbaglio.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
C’è una specie di eros per la violenza.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La legge deve essere giusta, non deve essere umana, la legge non può essere emotiva. La legge non vendica. Non punisce neanche, la legge, la legge riabilita.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
L’evidenza insegna che non si invecchia di botto, ma è di botto che te ne rendi conto.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
C’è sempre un momento, un limite, in cui le cose cambiano. Prima era presto, poi è tardi; ieri eri giovane, oggi sei vecchia.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Invecchiare è semplicemente inaccettabile.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
È quello il momento in cui diventiamo davvero adulti […] succede quando si rimane orfani.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il morire è l’unica cosa che abbiamo di sicuro, a cui ci aggrappiamo tenaci con ogni cellula kamikaze, per tenerci in vita.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Quando è successo? Quand’è che siamo diventate grandi?
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Invecchiamo, ma i desideri non invecchiano.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La fregatura è che niente dura, neanche la sola cosa che abbiamo, quindi teniamocela ben stretta.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Il mio corpo, il nostro, che si ostina e invecchia e non si vergogna, e che infine, dolcemente, passa.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
È tutto già scritto, ed è dolce pensarla così, pensarci corpuscoli di materia che si combina e ricombina all’infinito, e con lei tutto ciò che siamo, quello che facciamo, i nostri folli amori, la nostra piccola arte.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Non sempre si può essere amati, ma si può almeno provare ad amare.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
La felicità non è un diritto, ma è un diritto di tutti cercarla sempre.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Se qualche volta avrai paura, tu chiudi gli occhi e aggrappati.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)
Sono diventata consapevole di ogni abbraccio, di ogni saluto troppo affrettato.
(Laura Buffoni, Un giorno ti dirò tutto)