RECENSIONE
Il mondo della letteratura è ricco di capolavori che riescono a trasmettere emozioni profonde e coinvolgere i lettori in esperienze difficilmente replicabili. Viaggio sentimentale di Laurence Sterne, edito da Carabba Editore, è uno di quei romanzi che riesce a lasciare un’impronta indelebile nel cuore e nella mente di chi ha il privilegio di leggerlo. Pubblicato per la prima volta nel lontano 1768, l’opera continua a stupire per la sua audacia narrativa e la sua capacità di fondere in un unico corpo letterario: ironia, romanticismo e riflessioni filosofiche.
Viaggio sentimentale è un romanzo che si contraddistingue per il suo approccio narrativo non convenzionale.
La vita del protagonista, il signor Yorick, ruota attorno ad una serie di episodi legati a doppio filo al tema del viaggio, che lo portano, appunto, in un lungo pellegrinaggio in tutta Europa. Partito con l’intento di sfuggire alla monotonia e alla noia della vita quotidiana, Yorick, durante le sue peripezie, incontra una varietà enorme di personaggi stravaganti che lasciano solchi profondi nel suo animo gentile.
Sterne non segue una trama lineare, ma si lascia continuamente andare a digressioni e riflessioni, rompendo le tradizionali convenzioni narrative, riuscendo così a trasmettere al lettore un’esperienza emotivamente autentica. Questa struttura quasi frammentaria rende il romanzo vivido e coinvolgente, offrendo uno sguardo dettagliato sulla psicologia del protagonista.
Utilizzando una prosa elegante e ricca di sfumature, Sterne dipinge un ritratto sublime e commovente di Yorick, un uomo che vive la vita con un’intensità e una passione tanto forti da renderlo una figura vulnerabile e al tempo stesso irresistibile. Continue sono le situazioni che pongono il protagonista di fronte a scelte morali e sociali, generando così una riflessione profonda sull’eterno contrasto tra ragione e sentimento.
La scrittura di Sterne è poetica e coinvolgente. La prosa scorre senza intoppi, creando una sensazione di intimità e di conversazione quasi diretta col lettore. Sterne è un maestro della tecnica del flusso di coscienza, e riesce a dar forma ai pensieri, alle emozioni e alle riflessioni di Yorick. Questo stile narrativo audace, anticipatore di molti sviluppi letterari successivi, rende il romanzo moderno rispetto ai suoi tempi.
L’autore riesce in maniera inappuntabile a creare un universo narrativo ricco di pathos e di umanità, in cui i personaggi risultano essere sfaccettati e imperfetti, semplicemente autentici. Il viaggio di Yorick diventa così un percorso di scoperta interiore, un cammino di crescita e di consapevolezza che porta il protagonista a confrontarsi con le proprie paure, i propri dubbi, le proprie ambizioni. Il viaggio, quindi, non è soltanto un’esperienza individuale, ma un lungo percorso di condivisione e confronto con gli altri personaggi che popolano il romanzo, ognuno con le proprie storie e sofferenze, ognuno in cerca di una ragione per vivere ed amare.
Carabba editore ha avuto il grande merito di riportare alla luce questo immane capolavoro della letteratura inglese, offrendo ai lettori la possibilità di immergersi in un mondo emozionante, sorprendente e commovente. Con una nuova traduzione accurata e rispettosa dell’edizione originale, il romanzo Viaggio sentimentale di Laurence Sterne continua ad affascinare i lettori di ogni epoca, confermandosi come un classico intramontabile e imperdibile.
Titolo: Viaggio Sentimentale
Autore: Laurence Sterne
Curatore: Daniele Tinti
Editore: Carabba
Collana: Fuori collana
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 24 gennaio 2024
Pagine: 148 p., Brossura
Laurence Sterne è stato uno scrittore inglese. Figlio di un modesto ufficiale inglese e di una irlandese, nacque in Irlanda, dove era stanziato il reggimento del padre. Finiti gli studi liceali, entrò nel Jesus College di Cambridge. Qui, insofferente degli studi di logica formale, poi parodiati nella sua opera, predilesse, oltre ai classici, Rabelais e gli umoristi francesi, e si entusiasmò per il pensiero di Locke. Nel 1738 iniziò la carriera ecclesiastica per la quale non aveva grande inclinazione, con l’aiuto dello zio Jacques, arcidiacono a York, a sostegno delle cui ambizioni politiche scrisse articoli e lettere polemiche. Nel 1741, ottenuto un posto nel capitolo della cattedrale di York (dove tenne una serie di sermoni pubblicati nel 1747), sposò Elizabeth Lumley da cui ebbe due figli. Seguirono anni in cui ruppe i rapporti sia con lo zio, sia con la moglie; intanto era diventato vicario a Sutton on Forest (1738), dove rimase per un ventennio. Come scrittore esordì nel 1759 con il libello politico Storia di un buon pastrano (The history of a good warm watch-coat). Nel 1760 uscirono i primi 2 libri di Vita e opinioni di Tristram Shandy (The life and opinions of Tristram Shandy, gentleman), che gli valsero, a dispetto degli attacchi della critica ufficiale, immediata notorietà e la nomina a curato perpetuo di Coxwold. Tra il 1761 e il 1767 pubblicò gli altri sette volumi; dal 1762 al 1764 soggiornò in Francia per ragioni di salute; nel 1765 fece, per lo stesso motivo, un altro viaggio in Francia e in Italia, dove incontrò tra gli altri Madame de Rambouillet, Galiani, A. Verri. Tornato in Inghilterra (1766), conobbe nel mondo della società elegante Elizabeth Draper, il suo ultimo idillio, per cui scrisse le Lettere di Yorick a Elisa (Letters from Yorick to Elize). Nel 1768, poche settimane prima di morire, pubblicò il Viaggio sentimentale attraverso la Francia e l’Italia (Sentimental journey through France and Italy), celebre in Italia nella versione di Foscolo (1813). L’opera maggiore di S. è senza dubbio il Tristram Shandy (che nel settimo libro anticipa la tematica svolta nel Viaggio sentimentale), romanzo insolito e bizzarro scritto in un’età in cui il romanzo moderno sta ancora nascendo e le strutture narrative appaiono in una fase di appassionata, inquieta sperimentazione. Le stranezze tipografiche pongono anche visivamente l’accento sul ritmo mutevole del racconto: una pagina completamente bianca, un’altra nera, una marmorizzata, i capitoli a volte di una frase sola. Senza rancori, ma con una durezza intellettuale appena dissimulata nel tono svagato e conversevole, S. affronta, attraverso una piccola vicenda familiare distesa nell’arco di un solo giorno, i temi delle assurdità e delle contraddizioni umane, rivolgendo la sua polemica sia contro le convenzioni del tempo sia contro la mentalità aprioristica e la sterile presunzione degli intellettuali riconosciuti. Partendo dalla lezione di Locke (che aveva mostrato come le forme linguistiche possedute dal singolo presiedano alla costruzione della sua realtà, condizionandone continuamente la conoscenza), S. dilata verbalmente lo spazio attorno ai personaggi e ribadisce la sua visione relativistica del mondo contro un costume mentale rigido e banale. Così facendo, egli attacca anche la convenzionalità delle forme letterarie, mette a nudo gli artifici tradizionali, altera l’ordine della materia attraverso dislocazioni e riprese continue, capovolge la consequenzialità cronologica e il rapporto causa-effetto nella presentazione dei fatti. Nel Tristram Shandy la realtà si dipana e si sdipana secondo il filo dell’associazione delle idee, procedendo per digressioni verso un punto di approdo fuori dall’orizzonte visivo del lettore: la realtà appare così costituirsi secondo il ritmo di infinita mutevolezza della vita. Verso la fine del romanzo emerge una tematica nuova, che coincide con la presa di coscienza da parte di S. dell’unicità del proprio itinerario di uomo e con la volontà di aderire in maniera immediata alle offerte della vita. Egli anticipa così l’argomento interno del Viaggio sentimentale.Il Viaggio sentimentale ha tra i suoi motivi l’isolamento dell’individuo e la difficoltà di comunicare con gli altri. Per S. ogni individuo è ossessionato da quelli che definisce hobby horses («cavallini a dondolo», giocattoli), interessi inevitabili dettati dalle particolari esperienze vissute. Ognuno traduce la comunicazione con l’altro nei termini del suo particolare hobby horse, e il risultato è una commedia degli equivoci. E comici malintesi abbondano nell’opera di S. (specialmente nel Tristram); la ragione per cui essi sono comici e non (come nella narrativa moderna) tragici, o almeno ironici, è che S. dissolve dilemmi e dissonanze attraverso il sentimento: solo l’emozione, la compassione verso il prossimo, possono colmare il baratro che la lingua non riesce a superare.